Pagina (232/287)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io veggiendo che questo non giovava, io sì disperato per dolore e per tristezza, io comperai uno campo e apiccàmi per la gola a guisa d'uno ladro. E per questo modo fu la mia fine420. E com'io fu' morto, così fu' messo in questo luogo che voi vedete, e questo ch'io ricevo ora, non è per mio merito, ma per ispezial grazia che Dio m'ha fatta421, sì come a lui piace; nè non è questo luogo di penitenzia, che troppo mi vaglia, ma sì è luogo d'alcuna perdonanza, e alcuna apparenza di rifrigero, la quale n'è fatta ad onore di Dio ogni domenica, e però m'avete voi trovato qui. In verità vi dico, che quando io sono qui, e' mi pare essere in paradiso, e più ricevo consolazione di questa stanza che di tutte le consolazione del mondo; e tutto questo i' ho pella grande paura delle crudeli pene, e de' tormenti ch'io aspetto d'avere in questa notte che viene, infino all'altra domenica. Ogni festa principale di Dio, e della vergine Maria sua madre (e pello suo amore ella fa molte grazie e molti beni alle anime de' morti e de' vivi) sappiate ch'iosto qui, ogni domenica et ogni Natale insino alla sera di Pascua befania, e dal dì di Pasqua della Penticosta, e nelle quattro feste di santa Maria, la quale è fontana e madre di grazia e di misericordia, e nel dì d'ogni Santi. E perch'io sia in questa forma che voi mi vedete, che non pare ch'io abbia altra pena, et io ardo e brugio, e sono più ardente che non è il ferro nella fornacie; e quando io sono tolto di questo luogo, io sono di dì e di notte in su quel monte altissimo, lo qual voi vedete via a lungi di qui.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Dio Dio Dio Maria Natale Pascua Pasqua Penticosta Maria Santi