Secondo lui, bastava che sfondassi con una mia zampata i vasi di terra che facean da prigione. Mosso a pietà per quei poveri Topi, ruppi un dopo l'altro tutti quei vasi, e li campai da una morte sicura.
Il capo dei Topi, fuor di sè dalla contentezza e dalla gratitudine, mi disse che lui e tutta la sua razza avrebbero serbato in eterno il ricordo del beneficio, e che avrebbero fatto il possibile per sdebitarsi, se mai mi fossi trovato io stesso a qualche mal passo.
- Ebbene, - disse il Bramino, - se così stanno le cose chiama in aiuto i Topi, e sta pur sicuro che ti salveranno come tu salvasti loro.
Ciò detto, gli augurò una pronta liberazione, e andò avanti per la sua via.
L'Elefante, rimasto solo, pensò che miglior partito era di seguire il consiglio del Bramino.
Invocò dunque ad alta voce il capo dei Topi, e questi in men che non si dica, gli venne davanti scodinzolando. L'Elefante gli narrò i propri guai e i pericoli imminenti,e lo supplicò caldamente di aiutarlo come che fosse a uscir di prigione.
-Il servigio che tu mi chiedi, signor Elefante, - rispose il Topo,- non è per me impresa difficile. Fatti animo, ed io ti prometto che tra poco sarai salvo.
Detto fatto, il capo dei Topi convocò un'assemblea innumerevole dei suoi sudditi; e guidatili tutti sull'orlo del fosso, nel quale l'Elefante era caduto, ordinò che grattassero intorno intorno il terreno e ne riempissero il fosso. Via via che questo si colmava, l'Elefante veniva su, fino a che potè uscirne con le gambe proprie, trovandosi così di dover la sua salvezza ai Topi che un giorno aveva egli stesso salvato.
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