Un altro Bramino, informato di ogni cosa, decise di escogitare una qualche astuzia per alleggerire il collega. Incominciò dall'insinuarsi presso di lui, facendo l'umile e il modesto ed esprimendo una voglia matta di seguirlo in qualità di domestico. Riuscì così, a poco a poco, mostrandosi più che mai servizievole, a carpire l'affezione del bravo eremita. Preveniva i desideri di lui, si mostrava sollecito e zelante, ne allietava le ore di ozio toccando con molta arte le corde della chinara, un certo strumento indiano che è un quissimile della chitarra.
Contento di avere un domestico così bravo e devoto, l'eremita gli fece ogni sorta di confidenze, meno quella, beninteso, del bordone di bambù nel cui cavo era nascosto il danaro.
Un giorno, dopo essere andato attorno raccogliendo elemosine, se ne tornava l'eremita al suo modesto abituro, quando a mezza via si vide raggiungere dal domestico fedele.
- Ah signore! ah padrone!- gemeva questi. Ho commesso un gran delitto, e soltanto adesso me n'avvedo. Guarda! ho qui, sul turbante, un filo di paglia... Nella casa, dove oggi abbiamo desinato insieme, una paglia m'è caduta in capo dal soffitto... Che penitenza mi tocca fare per scontare il furto consumato?
- Il tuo peccato - rispose l'eremita, - è peccato d'ignoranza; epperò tu non sei colpevole.
- Ma, signore, pensateci bene! Il veleno ingoiato per ignoranza è sempre veleno, e produce senz'altro i suoi effetti funesti. Bisogna a qualunque costo che voi m'indichiate un mezzo per espiare il delitto di aver rubato questo filo di paglia.
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Bramino
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