Vedendo l'estrema delicatezza del suo domestico, l'eremita gli suggerì, per calmarne gli scrupoli, di purificarsi dalla colpa, se pur questa era tale, tuffandosi in acqua bell'e vestito.
Obbedì quegli senza più ai consigli del padrone; e, dopo aver fatto le sue abluzioni, tre volte gli s'inginocchiò davanti e tre volte ne fu benedetto.
Figurarsi lo stupore dell'eremita in vedere tanta semplicità e tanta buona fede. Che perla di domestico! esclamò. Che probità! che delicatezza! E dove trovarlo un altro uomo simile?
Da quel giorno pensò di poter riporre in lui una fiducia illimitata; ma, con tutto questo, il bordone col danaro non osava affidarglielo.
Visto che il primo stratagemma non avea sortito l'effetto desiderato, il domestico si diè ad escogitarne qualche altro. Trovandosi dunque un giorno a discorrere col padrone, gli fece qualche riflessione sulla brevità della vita, sulla fragilità dei beni mondani e conchiuse con l'insinuargli l'idea d'intraprendere il pellegrinaggio sacro del Gange, per lavarsi nelle acque di quel fiume e impetrare il perdono dei peccati e la certa speranza delle gioie del paradiso. Dandogli questi consigli, egli contava che in un così lungo viaggio, qualche incidente sarebbe sorto che gli avrebbe dato il destro di impadronirsi dell'agognato tesoro.
Dopo molti tentennamenti, l'eremita si piegò alle sollecitazioni del fedele compagno, e tutti e due insieme si misero in cammino. Via facendo, un giorno che passavano lungo un fiume, l'eremita volle farsi le sue abluzioni.
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Gange
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