Allora fu che lo Smergo ebbe ricorso alla astuzia.
Accostandosi a quella riva, donde più numerosi vedeansi guizzare i Pesci, si atteggiò umile e contrito, facendo le viste di essere un penitente. I Pesci al primo apparire del nemico, erano scappati e se ne stavano nascosti in fondo all'acqua. Se non che, osservando il contegno umile e composto dello Smergo, sempre immobile allo stesso posto, gli chiesero da lontano che cosa stesse a fare.
- Ahimè!- rispose lo Smergo in tono dolente,- son venuto qui per espiare i miei delitti con la penitenza e per prepararmi ad una buona morte. Ho commesso, purtroppo, innumerevoli violenze, specie contro la vostra razza; ma alla fine mi son convertito e mi son fatto eremita e tale resterò fino al termine dei miei giorni.
Sulle prime, i Pesci stettero sospettosi ed in guardia; ma, vistolo sempre così riguardoso e tranquillo, si fecero animo, presero a guardarlo senza diffidenza e si persuasero che la conversione annunziata era proprio sincera.
Prima di porre in atto il suo perfido disegno, il Corvo aspettò ancora qualche giorno; e quando poi si fu accorto di aver guadagnato la piena fiducia dei Pesci, una mattina che se li vide tutti raccolti dintorno, parve sprofondato in una grande tristezza. Piangeva, sospirava, dava a vedere, per tutti i versi, un'amarissima afflizione.
Maravigliati e commossi, i Pesci gli domandarono il motivo di quell'improvviso cambiamento.
- Ah! amici miei, - rispose lo Smergo, - piango al pensiero delle sventure che tra non molto vi piomberanno addosso: so ben io, che tutti siete destinati alla morte più atroce.
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