Disperato di vedersi così condannato a vivere senza posterità, il Titty si diè a cercare qualche espediente per mettere a dovere il potente nemico; e per prima cosa, si rivolse ad una Volpe, la mise a giorno dei fatti suoi e le domandò consiglio ed aiuto.
- Fatti animo, - gli disse la Volpe. - Inventerò io una mia magagna per farla in barba a quel bestione.
A tal uopo, associatasi ad un Corvo, ad un Tafano e ad una rana, si avviarono tutti e quattro alla ricerca dell'Elefante, e lo trovarono dopo un pezzo che se ne stava sdraiato all'ombra di un albero. Vistolo appena, la Volpe fece un cenno al Corvo, e questi andò ad appollaiarsi sulla fronte dell'Elefante, e incominciò di là a tempestarlo di beccate in mezzo agli occhi. Per conto suo, il Tafano, insinuatosi in un orecchia, si diè a vellicarlo e pungerlo senza remissione. Checchè si dimenasse, l'Elefante non riusciva a disfarsi di quei due nemici accaniti, mandava urli furibondi, correva di qua e di là, cercava un qualunque sollievo ai mali che lo travagliavano.
La Rana intanto, tuffatasi in una cisterna poco distante, incominciò a gracidare per quanto n'aveva in gola. Udendo quel gracidio, pensò l'Elefante che in quella cisterna ci doveva essere dell'acqua. Subito vi corse con l'intenzione di saltarvi dentro e di liberarsi così dei suoi insopportabili carnefici; e arrivato che fu al margine della cisterna, vi si gettò dentro a capofitto e morì dalla caduta.
Liberatosi a questo modo dell'importuno nemico, la Volpe rimandò il Titty al suo nido, dove questi visse a lungo tranquillo; poi con un invito speciale, raccolse intorno a sè la famiglia e gli amici, e tutti banchettarono più giorni di fila sulle spoglie dell'Elefante.
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