Così parlò lo Sciacallo; e rivolgendosi agli animali che lo ascoltavano intenti, soggiunse
- Son io forse da meno dell'uccello Titty? e se questi seppe far morire un Elefante, non sarò io capace di spingere alla rovina un Leone?
Ciò detto, congedò gli ascoltatori, e si avviò da solo verso l'antro del famelico sovrano.
Via facendo passò davanti ad un pozzo, e chinatosi a guardar nel fondo, vide la propria immagine riflessa dall'acqua.
- Ah! - gli balenò subito un'idea.- Ecco un mezzo eccellente per accocarla a Sua Maestà!
Fatto il piano, pesato il pro e il contra, eccolo che si presenta al Leone e con una cera afflitta gli dice:
- Vengo al tuo cospetto, per servirti oggi di pasto. È la mia volta. Nondimeno, prima di morire, ho da comunicarti una notizia così dispiacevole, che mi fa tremare al solo pensarci.
- Parla - gli comandò il Leone, tra stupito e turbato. - Che è successo? Spiegati franco e senza rigiri.
- Ebbene - rispose lo Sciacallo, - poichè me lo comandi, ti avvertirò del pericolo che ti minaccia. Poco lontano di qua, un altro Leone si trova, il quale va spiando l'occasione di distruggerti e prendere il tuo posto. Per meglio nascondere i suoi pravi disegni, egli vive accocolato nel fondo di un pozzo, aspettando il destro per saltarti addosso all'improvviso e sbranarti.
Figurarsi da che furie fu preso il Leone!
- Mostrami all'istante - esclamò, - il covo del mio rivale, perchè io l'immoli senza più alla mia vendetta.
Lo Sciacallo lo menò al margine del pozzo, e gli disse di guardar bene in fondo.
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