- Non vidi mai un animale così terribile, - disse. - Ha in fronte due corna enormi; una barba smisurata gli scende dal mento, e di qua e di là della barba gli pendono due papille carnose che gli arrivano fino al petto. In una parola, non ho mai incontrato un essere come questo, così capace di metterti addosso il gelo del terrore.
La Volpe capì senza fatica che si trattava, nè più nè meno, di un Becco, e non potè fare a meno di dare in una gran risata, beffando il Leone che tanta paura aveva avuta del più pauroso degli animali. Cercò poi di rassicurarlo, e lo stimolò perfino a rifare i passi, ad agguantarlo e a mangiarselo.
Fattosi animo a queste parole, il Leone acconsentì a ritornare in compagnia della Volpe alla caverna, dove aveva lasciato il Becco.
Alla vista del Leone che tornava con la Volpe, il Becco indovinò subito che questa gli avea giocato il brutto tiro. Ma, senza punto smarrirsi al cospetto del novello pericolo, si avanza ardito, si rivolge alla Volpe e le grida in tono di sdegno:
- Sciagurata! Ed è così che fu esegui i miei ordini? Ti avevo detto di condurmi qui diecileoni per divorarli tutti in una volta, e tu non me ne porti che uno! Sarai punita, e all'istante, della tua colpevole negligenza.
Udita appena questa terribile sfuriata del Becco, il Leone, figurandosi che la Volpe lo avesse tradito, scappò più che di corsa e sparì in un baleno.
E così il Becco, liberatosi abilmente del pericoloso nemico, seguitò a vivere indisturbato nella foresta.
Come vedi, proseguì Damanaca, l'audacia congiunta all'astuzia, può venire a capo delle più rischiose intraprese.
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