- Perchè mai, - ribattè il Cammello, - mi suggerisci tu un tal passo? Che c'è di comune tra il re Leone e un disgraziato mio pari, abbandonato da tutti? E come oserei io, nella mia miseria, presentarmi a un così potente sovrano?
- Sono appunto i deboli,- osservò la Volpe, - che han bisogno della protezione dei grandi e che debbono studiare ogni mezzo d'ingraziarseli. Seguimi dunque, me e i miei compagni. Noi ti guideremo fino alla reggia e ti presenteremo a Sua Maestà.
Il Cammello non sospettando tradimento, accettò il consiglio e seguì la Volpe fino a Corte. La Volpe, facendo la presentazione, riferì al Re i motivi che avevano indotto il nuovo venuto a rifugiarsi nella foresta, nella quale desiderava finire i suoi giorni all'ombra della sua potente protezione.
Il Leone accolse benignamente il Cammello, lo trattò con dolcezza, divenne con lui familiare, e fu così soddisfatto della sua buona indole che gli accordò piena fiducia e lo nominò suo primo ministro. I tre amici che l'avevano introdotto, vedendo ora l'ascendente che il nuovo venuto avea guadagnato sull'animo del sovrano, non sapeano più a che santo votarsi per far perire il Cammello fra gli artigli del Leone.
In questo frattempo, il re Leone si ammalò, e cadde in un tale stato di debolezza da non poter più andare alla caccia. Un giorno, stimolato dalla fame, fece venire a sé i tre servitori, espose loro gli urgenti bisogni del suo stomaco e ordinò che al più presto gli portassero qualche animale per divorarlo e calmar così il grido della natura.
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