Appena sul margine della cisterna, si prosternarono gli animali davanti al loro liberatore, si profusero in azioni di grazie, e giurarono di serbargli un'eterna gratitudine. Non si scordasse di loro, li chiamasse in aiuto, se mai una disgrazia gli capitasse. Ma, per quanto avea di più caro al mondo, badasse a non tirar su l'Orefice, uomo di perfida indole e assolutamente incorreggibile. Meglio era lasciarlo marcire in fondo alla cisterna.
Ciò detto volsero le spalle e via.
Stava il pellegrino in fra due, non sapeva se dovesse aiutare l'Orefice o abbandonarlo; ma questi s'inginocchiò, pianse, pregò, disse che le accuse degli animali erano calunnie bell'e buone, frutto dell'odio loro connaturato contro il genere umano.
- In fin dei conti, - conchiuse, - vi pare che io sia da meno di quelle vilissime bestie? e vi darebbe l'animo di negare a me quel medesimo servigio che loro rendeste? Ricordatevi che i grandi fiumi, gli alberi annosi, le piante salutari e la gente dabbene non vengono al mondo per sè, bensì per render servigio agli altri.
Non seppe resistere il Bramino a così umili e ardenti preghiere, e tirò fuori anche l'Orefice dalla cisterna. Poi, ripreso il suo cammino, arrivò senz'altri incidenti alla meta prefissa e fece le sue abluzioni nelle acque del Gange.
Compiute così tutte le sue divozioni, rifece i passi alla volta del suo paese. Via facendo, un giorno che attraversava un orribile deserto, si sentì di botto tormentato ed oppresso dalla fame e dalla sete. Privo di ogni provvista, senza mezzi di sorta per procacciarsi un pò di cibo o una stilla di acqua, egli era pressochè ridotto agli estremi.
| |
Orefice Orefice Bramino Orefice Gange
|