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      Nell'angoscia dell'agonia, gli balenò un istante il ricordo degli animali, cui aveva reso servizio tirandoli dal fondo della cisterna, e ad alta voce ne invocò l'aiuto. L'Aquila fu la prima ad accorrere, e visto il caso disperato in cui trovavasi il suo benefattore, lo menò innanzi tutto in riva a uno stagno di acque limpidissime che trovavasi a poca distanza, e mentre egli vi si dissetava, andò a cogliere una grande quantità di frutti eccellenti e glieli portò. Dopo che il Bramino ebbe saziata la fame, non trascurando di farsi una bella provvista di frutta pel viaggio, l'Aquila lo rimise sulla buona via e, spiccato il volo, disparve fra le nuvole.
      Cammina cammina, il Bramino passò davanti alla dimora di quella medesima Tigre ch'egli avea tratto dalla cisterna. La belva riconobbe subito il suo liberatore, lo volle suo ospite per un certo tempo, e gli regalò una enorme quantità di oro e di gemme, tutta roba già appartenuta ad uomini e donne che fino allora avea divorati.
      Dopo ricevuti tanti doni preziosi, il pellegrino si rimise in cammino, e arrivò un bel giorno alla città abitata dall'Orefice. Questi, saputo del suo arrivo, corse immediatamente a fargli visita, lo menò a casa propria, gli fu largo di ogni attestato di amicizia. Il Bramino, non che sospettare di una qualunque perfidia, prese per moneta contante tutte quelle effusioni di affetto e di riconoscenza, gli si confidò senza riserve, gli narrò tutte le sue avventure, e arrivò perfino a dargli in custodia i tesori ricevuti testè dalla Tigre.


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Il pancia tantra ovvero Le cinque astuzie
Cento e più favole per divertire ed istruire la gioventù
di Viscnù-Sarma
Società editrice Partenopea Napoli
1914 pagine 129

   





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