Si scusò Citrana alla meglio, ricordando al Topo che nessuna creatura al mondo, per quanto sia sapiente e per cautele che possa prendere, non può sfuggire al proprio destino.
Parve commosso il Topo, non tanto dagli argomenti quanto dalla condizione infelice delle povere Colombe. Chiamò subito un gran numero di suoi compagni, e tutti insieme si dettero a rosicchiare i nodi delle reti. In breve ora, Citrana e le compagne furono restituite a libertà.
Il Corvo, che aveva assistito a tutta la scena, ammirando la potenza e l'abilità del Topo, volle con lui stringere amicizia, nella speranza di trovarlo all'occorrenza, utile alleato. Senza perdersi in vani preamboli, gli espresse francamente il desiderio di conchiudere con lui una alleanza sincera e durevole, soggiungendo che non dubitava punto di un cortese consentimento.
- Eh, eh! - rispose il Topo, - mi pare che tu ed io siamo di natura un po' differente: a te l'aria, a me la terra; tu voli ed io striscio.
O che amicizia ci può essere tra noi, vivendo così lontani l'uno dall'altro?
- Quando si tratta d'interesse o d'amicizia, - insistette il Corvo, - noi non dobbiamo consultare che il nostro vantaggio o la simpatia, senza punto badare alla differenza di condizione o di distanza.
- Può anche darsi che tu abbi ragione, - disse il Topo; - e poiché tanto ti preme, sia pur fatto a modo tuo.
Così, l'alleanza fu stretta, e i due si giurarono un'amicizia sincera e reciproca.
Dopo esser così divenuti come due fratelli, un giorno che facevano strada insieme, s'imbatterono a caso in una Gazzella.
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