A coloro poi che hanno il potere nelle mani, incombe il dovere di star sempre vigili perchè certe norme di condotta siano scrupolosamente osservate. Non è prudente ch'essi troppo ciecamente si affidino alla sorte. Se hanno a temere gli attacchi di qualche potente avversario, cerchino di difendersi contraendo un patto di alleanza con qualche altro che di quello sia più potente. Questo, a mio avviso, è l'unico mezzo di cui possano disporre i deboli per pareggiar le partite in una lotta ineguale o anche, magari, per assicurarsi la vittoria. Ma dove troveremo noi questo alleato? E non sappiamo noi forse di non avere amici su cui poter contare? E non abbiamo piena coscienza della nostra debolezza?... Così stando le cose, io credo che il partito più sicuro sia di evitare ogni contesa e di fuggir lontano dal Gufo.
Venne ora la volta di Stirangivì, terzo ministro, il quale si espresse in questi termini:
- Non è da oggi che l'odio tra la razza dei Gufi e quella dei Corvi è cominciato. In tutti i tempi questa mutua avversione ha esistito, e noi dobbiamo aspettarci che una maggior potenza nei nostri nemici non farà che accrescere l'odio connaturato. Per porre un termine a questi pericoli, che ad ogni poco si rinnovano, io non vedo altro mezzo se non quello di escogitare uno stratagemma per far perire nel tempo stesso colui che aspira ad esser Re e tutta quanta la sua razza. Solo dopo che ci saremo disfatti di così accaniti nemici, potremo sperare di viver tranquilli. Se così piace a Vostra Maestà, prendo io su di me questa rischiosa impresa, e spero che la sorte mi sarà così benigna da farmi conseguire il fine che mi propongo.
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