Tornò ad affermare che la stagione un po' fresca era l'unica favorevole ad un lungo viaggio, e fece novelle e più vive insistenze perchè l'amico lo accompagnasse, come già da un pezzo si era convenuti di fare.
Una parola, come suole, ne tirò un'altra; gli umori si scaldarono; la discussione si andò mutando in alterco; e finalmente, per cansar di peggio, i disputanti deliberarono di sottoporre il quesito ad un arbitro, il quale avrebbe deciso quale fra le stagioni dell'anno è la più propizia a viaggiare.
Girarono e frugarono di qua e di là, e passando finalmente nei dintorni di una grande città, videro un Gatto famoso per le sue astuzie e pei suoi furti. Un giorno, essendosi cotesto Gatto insinuato nella casa d'un pastore, vi scoprì in un angolo un vaso di creta riempito di latte cagliato, e in esso cacciò deliberatamente la testa e si mangiò ogni cosa. Ma, siccome l'orifizio del vaso era troppo stretto, non gli riuscì poi di liberarsi e il vaso gli restò sospeso al collo. Entrò, in questo frattempo, il padrone di casa, e il Gatto, spaventato dal rumore, se la diè subito a gambe e si rifugiò in un tempio vicino, sempre con la testa incastrata nel vaso. Si raggomitolò in un cantuccio del tempio, e se ne stette lì ad aspettare immobile, agitato dai più vivi terrori.
Arrivarono intanto a quel medesimo tempio i due Conigli litiganti, e si maravigliarono forte nel vedere il Gatto con la testa nel vaso. Stettero un pezzo a considerarlo con una certa diffidenza e non osavano nemmeno accostarsi.
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