Voleva in quel medesimo istante immolare alla propria vendetta colui che aveva abusato della sua fiducia per tradirlo; e già dava ordine che lo scellerato gli fosse tratto davanti in catena, quando il ministro delatore, calcolando le deplorevoli conseguenze di una risoluzione dettata dall'ira scongiuró il padrone a voler contenere il giustissimo sdegno, non essendo prudente, alla vigilia stessa di salire al trono, accrescere il numero dei nemici mandando a morte uno dei principali ministri. Miglior partito sarebbe stato prima di ricorrere a tali estreme misure, cominciare dal disfarsi della razza dei Corvi, suoi dichiarati nemici.
Non dispiacque questo parere; epperò, senza por tempo in mezzo, deliberò il capo dei Gufi di tradurlo in atto e di tentare, con un sol colpo maestro, lo sterminio di tutta la razza dei Corvi. Incominciò in conseguenza dal procacciarsi tutto quanto potesse occorrere all'esecuzione dell'impresa; e quando tutto fu all'ordine, se n'andò una notte, nell'ora più cupa, a investire di sorpresa l'albero sul quale i Corvi erano accampati. Attaccati così alla sprovvista non potettero opporre i Corvi una valida resistenza. Gran numero di loro miseramente perirono. Alcuni altri nondimeno trovarono salvezza nella fuga, e fra questi il capo della razza e i suoi tre ministri. Appena si sentirono lontani dal pericolo, il Re fuggiasco chiamò a sè i suoi fidi ministri e domandò loro con quali mezzi si potesse evitare per l'avvenire attacchi così funesti.
Rispose uno dei ministri:
| |
Corvi Gufi Corvi Corvi Corvi
|