- Anzi che trarre una vita combattuta da continue apprensioni e veder ripetersi i mali già patiti, se pur non maggiori, parrebbe a me assai meglio abbandonare il paese e ritirarsi lontano in qualche luogo solitario, dove si possa respirar sicuri e vivere in pace.
- Mi rincresce, - venne su il secondo ministro, - di non potere approvare il concetto dell'autorevole collega: quando ci si trova alle prese con un nemico, per quanto potente egli sia, non bisogna abbandonare il terreno, senza prima essersi sforzati con tutti i mezzi possibili a trar vendetta dei danni patiti.
Venne qui la volta di Stirangivì, il quale gravemente si espresse nei termini seguenti:
- Pare a me, che il collega che primo ha parlato e che ci consigliò di preferire una pronta fuga al pericolo di vivere esposti ad incessanti timori in prossimità dei Gufi nostri nemici, ci abbia proposto il pessimo degli estremi partiti cui ci si possa veder ridotti. Prima di giungere a questo, converrebbe, secondo me, escogitare qualche mezzo per distruggere, con un colpo solo, tutta quanta la razza dei nostri implacabili avversari; e se non ci sarà dato di colorire il disegno, impiegando l'aperta violenza, bisogna ingegnarsi in tutti i modi di venirne a capo con l'astuzia... Ecco dunque, in brevi parole, il partito che io propongo. Prima di tutto, è necessario che tutti voi vi allontaniate ad una certa distanza, lasciando qui me solo a fronteggiare i possibili rischi.
Quando il capo dei Gufi, con tutta la sua masnada, tornerà qui per rinnovare i suoi attacchi, io farò le viste di essere stato da voi scacciato e maltrattato, per aver voluto rendervi servizio, scongiurandovi di vivere in pace coi vostri nemici e di sottostare obbedienti alle condizioni che, per avventura, vi avessero imposto.
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