Gli stava a fianco il fidato guardiano, cioè la Scimmia, che stringeva in una mano una larga scimitarra. Varcata appena la soglia, il ladro Bramino aprì il vaso e ne lasciò sgusciare il serpente, il quale si avanzò strisciando sul pavimento. Figurarsi la Scimmia! Atterrita a quella vista, si lascia scappar di mano la scimitarra, trema a verga a verga, fissa gli occhi impietriti sulla bestia lunga e viscosa. E fu in quel punto, che il Bramino, profittando dello stordimento e della paura della Scimmia, si accostò al Re, gli sfibbiò dal collo la ricca collana d'oro, e portò questa a colei che ne aveva agognato il possesso.
L'esempio di questa Scimmia ci ammaestra, - soggiunse il Gufo Crudascia, - a quali pericoli si vada incontro, affidando la difesa dei propri interessi a degli esseri abbietti, vigliacchi e senza giudizio; e l'esempio seguente ci mostrerà ancora gli agguati che i nostri nemici, sotto la maschera dello zelo e della benevolenza, sanno spesso tenderci per spingerci alla perdizione.
IL GIARDINIERE E LE SCIMMIE.
Sulle rive del fiume Nirbuda sorge una grande città. Viveva in questa un Bramino, per nome Imadata, il quale, non avendo mezzi da campar la vita, tentò di piantare e coltivare un orticello, proprio in riva a quel fiume. Seminò in cotesto orticello grande quantità di cocomeri, citriuoli, zucchini e altre piante simili le quali tutte fiorirono mirabilmente e produssero frutti in abbondanza.
Ma ecco, arrivato che fu il tempo della raccolta, una numerosa banda di Scimmie fece improvvisa irruzione nell'orto e portò la devastazione in tutto ciò che vi si trovava.
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