Fatta portare una bilancia, pose la Colomba in uno dei due piatti, prese un coltello bene affilato e si tagliò un pezzo di carne, che collocò nell'altro piatto. Ma la bilancia non si mosse, perchè il peso era scarso. Senza punto turbarsi il Re si tagliò un secondo pezzo di carne, e poi un terzo, e poi ancora un quarto. Niente! La bilancia pendeva sempre dal lato opposto dov’era collocata la colomba, come se questa avesse un peso di mille libbre.
- Sta bene, - esclamò il Re, - poichè ho promesso, mantengo.
E, unendo l'atto alle parole, si mise egli stesso nel piatto della bilancia, e fece il peso giusto.
- Adesso, - disse al Falco, - puoi mangiarmi tutt'intero, e lasciare andar libera la Colomba.
Il dio Devindra, colpito di ammirazione davanti a un così eroico sacrificio, depose immediatamente la forma di Falco, presa a bella posta per toccare con mano la veridicità della fama di virtù goduta dal Re, e riprendendo il suo aspetto divino, si diè a conoscere per quel che era, restituì al principe e rimise a posto i pezzi di carne tagliati, lo colmò di elogi, gli accordò ogni sorta di favori, e disparve in un attimo.
- Questo magnifico esempio, - conchiuse il Gufo Dasciascia, - insegna a tutti noi che i doveri dell'ospitalità non vanno mai traditi, e che si deve offrir ricovero e sicurezza a coloro che, rifugiandosi presso di noi, ripongono in noi piena fiducia e sollecitano la nostra protezione. Il mio avviso dunque è che, senza esitare più oltre, si accolga Stirangivì nella nostra compagnia.
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