Il sole gli accecava.
Dopo aver visto ogni cosa, scrutato, esaminato, notato, andò architettando un suo piano per potere in un colpo solo sterminare tutta la razza dei nemici della sua specie. E quando il piano gli parve maturo, se n'andò furtivo a trovare il suo capo e gli fece un rapporto minuto di quanto avea visto, conchiudendo col sottoporgli il frutto dei suoi studi, cioè un progetto definitivo che dovea condurre alla totale distruzione dei nemici, senza che uno solo di essi potesse sfuggire alla strage.
- Il progetto, - conchiuse - è di facile esecuzione e di effetto immancabile. Basterà tappare l'ingresso della caverna con materie combustibili, e poi appiccarvi il fuoco, facendoli tutti morire per soffocazione.
Il partito era arrischiato; e per facile che paresse, secondo le parole di Stirangivì, il capo dei Corvi era più che mai perplesso e non si decideva ad abbracciarlo.
- E come oserei io, - diceva, - farmi aggressore di un nemico tanto più forte di me? Non si tratta solo di attaccarlo, ma di attaccarlo nelle sue stesse trincee... Tu stesso sai per prova che noi siamo di gran lunga più deboli. Quante volte ci è toccato d'impegnare un combattimento coi Gufi, noi abbiamo sempre avuto la peggio: oltre alla vergogna della disfatta, ci è convenuto cercar salvezza nella fuga. Tu ora vieni qui a propormi di piombare sul terribile nemico, non già in campo aperto ma direttamente in casa sua... Come risolvermi a tanto? come esporre me e tutti i miei fedeli ad una impresa così irta di difficoltà? Nel caso di una disfatta, saremo tutti spacciati dal primo all'ultimo.
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Stirangivì Corvi Gufi
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