In chiare e succinte parole, espose loro il piano di attacco elaborato dal fedele suo ministro, e gli esortò tutti a concorrere volenterosi in un supremo sforzo, che doveva inevitabilmente condurre alla distruzione definitiva dei Gufi nemici. Assicuratosi della buona disposizione e dello spirito bellico dei suoi, ordinò poi che ogni singolo Corvo prendesse col becco quanto più potesse di paglia, di frasche, di sverze, di ogni sorta di legna secche, e che tutti di conserva lo accompagnassero fino al punto dove Stirangivì gli avrebbe guidati.
Un nuvolo nerastro di migliaia e migliaia di Corvi si levò con grande strepito di ali. Poi, sedato il primo tumulto, silenziosamente si mise in cammino e arrivò davanti all'ingresso della caverna, dove Stirangivì li condusse. Era l'ora del meriggio, sfolgorava il sole dall'alto, e una luce accecante inondava la campagna intorno. Con un lavorio rapido e minuto, turarono i Corvi ogni fessura, ogni buco, a furia di paglia, di spine, di pezzi di legno.
Compiuto questo lavoro preparatorio, si procacciarono nel vicinato un tizzo fiammante, e appiccarono il fuoco a quell'ammasso di materie combustibili, le quali in meno di niente divamparono.
Una parte dei Gufi, che si trovava in fondo alla caverna, tentò di fuggire, ma furono assaliti e avviluppati dalle fiamme. Altri se ne stettero accocolati nei loro crepacci, stringendo gli occhi ed il becco, e così sperando salute; ma, assaliti dal fumo sempre più denso, morirono tutti asfissiati. Non un solo sfuggì alla strage.
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