Tantra-Ciaca - così chiamavisi il Coccodrillo, - avendo in tal modo trovato da vivere abbondantemente e senza una fatica al mondo, fissò il suo domicilio sotto la folta attimara, dimenticò ogni altra sua cura, non ebbe più un solo pensiero per la famiglia e i parenti lontani, e si abbandonò tutto alla dolce e comoda occupazione di rimpinzar lo stomaco.
Vivendo così l'uno vicino all'altro, il Micco Sangivaca e il Coccodrillo Tantra-Ciaca vennero a grado a grado nella più affettuosa dimestichezza. Il Micco dimostrava la sua amicizia al compagno, scegliendogli e gettandogli i frutti più succosi dell'albero, e il Coccodrillo, dal canto suo, provava la sua riconoscenza accettando il dono e banchettando da gran signore.
Mentre così i due amici traevano tranquilli i loro giorni, vivendo nell'abbondanza e nella più commovente fraternità; mentre il Micco si consolava delle patite sventure nel pensiero di aver trovato in quella solitudine un compagno fedele nella cui società si lusingava poter campare oramai senza inquietudini di sorta, la moglie del Coccodrillo, per nome Cantaca-Praptì, vedendo che il marito rimaneva per tanto tempo lontano dal focolare domestico, cominciò a temere non gli fosse capitato qualche brutto accidente, e non si dava pace nè giorno e nè notte.
Non sapendo a che partito appigliarsi, e volendo in tutti i modi venire in chiaro della cosa, invitò un giorno una sua fida amica, che abitava non lontano, e versò nel seno di lei tutte le pene che la facevano trepidare.
- Son passati non so quanti giorni, - le disse - che mio marito mi ha lasciata sola, nè finora m'è riuscito averne notizie.
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