Rispose il ministro che i desideri di Sua Maestà erano comandi e che sarebbero stati eseguiti nel più breve tempo possibile. Morto o vivo, avrebbe fra poco avuto l'Asino.
Detto fatto, si recò il ministro al più vicino villaggio, e dopo non lunghe ricerche, adocchiò un bell'Asino che apparteneva alla lavandaia del paese. L'Asino pascolava tranquillamente in un prato. Il ministro Leone si accostò, lo salutò affabilmente e gli dichiarò di non esser già venuto con l'intenzione di fargli del male, ma che anzi suo unico desiderio era di far conoscenza e di viver con lui in amicizia.
Naturalmente, l'Asino diffidò di primo acchito di tanta benevolenza, e stette guardingo. Ma vedendo poi che il Leone era sempre più affabile che mai e docile come un agnelletto si familiarizzò a poco a poco, scacciò ogni ingiurioso sospetto e lo tenne alla fine per un sincero e carissimo amico.
Visto di aver conquistato la piena fiducia dell'Asino, il Leone pensò esser venuto il tempo di sperimentare l'inganno che aveva escogitato per tirarlo in trappola. Epperò, una bella mattina, di punto in bianco gli disse:
- Perchè mai, signor Asino, traete voi qui un'esistenza così abbietta e spregevole? La vostra padrona, a quanto vedo, vi opprime di durissime fatiche, e non che mostrarvisi grata dei servizi che gli prestate, non fa che maltrattarvi, vi nega ogni riposo, e vi dà solo quel tanto di nudrimento che a mala pena è sufficiente a non farvi morir di fame. L'amicizia che io vi ho votato mi fa considerare col più vivo rincrescimento cotesta vostra miserabile condizione, e mi spinge inoltre a cercare ogni mezzo per giovarvi, dandovi uno stato corrispondente ai vostri meriti.
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