Se dunque a voi non dispiace, io vi presenterò al Leone mio augusto padrone, vi guadagnerò le sue grazie e vi metterò sotto la sua alta protezione. Difeso ed amato da un così potente sovrano, voi vivrete felice in Corte e riscuoterete il rispetto universale. Date dunque retta a chi vi vuol bene: piantate in asso i fagotti di biancheria sudicia e di stracci puzzolenti di cui vi carica, tutti i giorni, la vostra padrona lavandaia. Fuggite da questi luoghi, dove nessuno vi stima, e seguitemi fino alla Corte del Leone, dove sarete accolto da fratello, occuperete un posto condegno e vivrete da gran signore nella massima abbondanza.
A questa proposta, fatta con parole così lusinghiere per l'amor proprio, consentì l'Asino con gioia, e si apparecchiò a seguir l'amico Leone anche in capo al mondo.
Si avviarono allegramente, e arrivati che furono alla caverna, disse questi al suo compagno di viaggio di fermarsi alcun poco, per dargli il tempo di avvertire della presentazione imminente il sovrano.
Non passò molto, ed ecco venir fuori il Leone, il quale si avanzò a grandi passi incontro al nuovo venuto, per saltargli addosso e spacciarlo in due bocconi. Ma l'Asino, al rapido incesso e ai movimenti convulsi del Leone, si accorse subito del pericolo che lo minacciava; e poichè era giovane e svelto, trovò subito la sua salvezza in una fuga precipitosa, sicchè il Leone ammalato, vedendosi nell'impossibilità di raggiungerlo, non ebbe che a tornarsene nella caverna, triste e mortificato di vedersi sfuggir la preda.
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