Il padre e la madre spaventati dai foschi auguri che circondavano la culla del neonato, deliberarono di abbandonarlo al suo triste destino e andarono ad esporlo sulla strada maestra.
Accadde che una povera donna si trovasse un giorno a passar di là. Vide la creaturina abbandonata ed esposta ad una morte non lontana per freddo o per fame; e, mossa da tenero sentimento di pietà, la raccolse da terrà, se la portò a casa, le si affezionò e con ogni cura lo andò allevando come se fosse stato un frutto delle proprie viscere.
Fattosi grandetto e toccata l'età del giudizio, il povero orfanello venne a sapere la propria storia dalla bocca stessa di colei che lo aveva allevato. Seppe dei genitori, dei cattivi presagi, dell'abbandono, della pietà della sua madre adottiva. Spesso costei gli parlava delle grandi ricchezze accumulate dal padre, aggiungendo che tutto quel patrimonio, terre, danari, case, agi d'ogni sorta, prima o dopo sarebbe venuto in potere di lui, unico erede, se i peccati di una generazione precedente non gli avessero tirato addosso il guaio di nascere sotto una costellazione nemica, i cui sinistri presagi aveano indotto i genitori ad abbandonarlo.
Questo racconto più e più volte ripetuto dalla buona donna produsse nell’animo dell'orfanello il più acerbo dolore. Nato per vivere fra le mollezze e i piaceri, il poveretto vedevasi condannato a marcire nella più abbietta miseria! Che fare, che tentare per uscirne? per qual via rendere meno triste la propria condizione? a chi raccomandarsi con una certa speranza di aiuto?
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