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      Il popolo volle cogliere occasione del suo ingresso per fare qualche dimostrazione contro il governo.
      E l'ingresso del nuovo arcivescovo avveniva nella domenica del 5 di settembre 1847; il popolo e il municipio avean fatti grandi preparativi per celebrare l'ingresso con inaudita pompa: alla sera fuvvi generale illuminazione per le vie. Nel dì 8 seguente, in cui ricorreva la Natività di Maria Vergine, alla quale è dedicato il Duomo, si rinnovarono manifesti segni di convulsione popolare; questa volta collo scriver con carbone sui muri: Wia Pio IX e W. l'Italia, e col cantare l'inno appositamente fatto da altri in onor del pontefice, e dalla polizia vietato: una grande luminaria venne fatta in piazza del Duomo e in piazza Fontana, ove s'innalza il palazzo arcivescovile.
      La polizia non volle starsene cheta spettatrice di quella festa popolare: molte guardie, in apparenza inermi, mandate per quei luoghi dal conte Bolza, tutto a un tratto sguainarono le sciabole che sotto i cappotti ascondevano, si avventarono in mezzo alla moltitudine festosa e, rotando i ferri, si misero a ferire a dritta e a manca. La folla spaventata fece per fuggire, l'un l'altro premeva, urtava, spingeva: molti agli urti cadevano, e la folla fuggente li calpestava. Le guardie di polizia potettero così comodamente soddisfare alla sete di sangue, ferendo a lor bell'agio gl'inermi: i popolani che più lungi stavano dai poliziotti, inviperiti di lor prepotenze, si posero a gridar morte ai Tedeschi: ciò inviperiva di più i poliziotti: ma d'un tratto essendo comparso sulla porta del suo palazzo l'arcivescovo, riuscì a far cessare le prepotenze tedesche e a far isciogliere la folla.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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