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      Dalle parte dell'arcivescovado si erano presentati poi i cacciatori tirolesi, e col mezzo dei loro zappatori sfondarono a colpi di scure il portello del palazzo arcivescovile nel cortile dei Monsignori. Quindi a colpi di scure atterrata la porta che dal cortile mette alla via sotterranea conducente in Duomo, e di porta in porta tutte sforzandole, potettero penetrare nel Duomo stesso, e di là con facilità salire sullo spianato superiore, da cui apersero un fuoco ben nutrito sopra i tetti onde scacciarne i cittadini che vi si erano posti per offendere colle tegole le truppe pattuglianti nelle sottoposte strade; da quelle alture mantennero anche vivo il fuoco in direzione della Piazza del Duomo, del Corso e della via che dal palazzo di corte conduce a Piazza Fontana.
      Dopo il ritorno dall'irruzione al governo di quell'immensa moltitudine, come abbiam già narrato, parte di essa erasi portata di nuovo al palazzo municipale, ed altra parte, guidata dai lampionai della città in uniforme, andava dagli armajuoli a sequestrar le armi onde armarsi.
      Infatti verso le tre ore buon numero di cittadini portossi alla rinfusa dall'armajuolo Sassi in contrada di S. Maria Segreta, chiedendo invanamente armi, allorchè un caso fortuito li obbligò a desistere. Ciò avvenne in causa dell'uscita dal Castello a quella stessa ora di tutti i granatieri che vi si trovavano, aventi un generale alla testa; questa truppa, diretta nell'interno della città, si incamminò per la contrada di san Vicenzino, avente lo sbocco in piazza Castello; colà, trovandosi ad un balcone molti signori e parecchie signore, sbigottiti alla vista di quella truppa e temendo che essa vi si portasse per intraprendere atti di violenza in causa della lotta che si era impegnata altrove nella città, quella comitiva signorile fece atto di rientrare spaventata: ma il generale a cavallo ne li dissuase coi gesti, quindi colle parole, facendo lor coraggio ed assicurando che non aveva alcuna cattiva missione da compiere a lor riguardo.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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