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      Era il suono terribile a' despoti, e che fece lor sempre rintronare all'orecchio che anche il popolo ha la sua forza; anch'esso i suoi colpi di Stato: talchè quando Carlo VIII, re di Francia, usufruttando delle italiane debolezze scese per l'Alpi e passò a Firenze, dove accolto come amico nel 1494 volle di poi dettar patti da conquistatore, Pier Capponi mentre il segretario del re leggeva il tenor degli oltraggiosi patti dell'assemblea dei cittadini stupiti ed angosciati, Pier Capponi sorse, strappò di mano al segretario la carta, la fece in pezzi, sclamando al re con fiero accento: Ebbene! voi suonate le vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane; - e bastò la tremenda minaccia per fiaccare l'orgoglio del re e fargli mutare i patti.
      E a Milano la voce di un popolo irato si fece udire negli squilli a stormo di sue campane: un popolano era salito sul campanile di S. Pietro Celestino, aveva afferrato il battaglio della maggior campana, e cominciò a martellare. Risposero tosto allo stormo la chiesa di S. Carlo e quella di S. Babila; e quindi, a brevi intervalli, quelle degli sgombri quartieri. E questo suono che sempre più si propagò e non cessò che col cessare delle offese nemiche, mentr'esso infondeva terrore nel nemico, nello stesso tempo incorava gl'insorgenti, dando certezza ai lontani che quella chiesa, quel rione erano sgombri.
      Sull'Angelo di S. Paolo quindici giovani armati di fucili da caccia guardavano quel punto e fecero retrocedere le truppe accorrenti per impadronirsi della corsia, e ricacciarono la guardia che si trovava al tribunale criminale, la quale aveva pur tentato di farsi strada pella corsia.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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