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      Vittima in quell'eroica difesa fu Tomaso Barzanò, giovane di 23 anni, ricco, patentato ragioniere da poco tempo, da una palla tedesca fatto cadavere al posto ove il bisogno della patria lo aveva collocato.
      Un amico di Barzanò gli tenne compagnia in altra vita. Fu questi Ferranti Cadolini, ventenne appena, studente universitario, orfano di padre e conforto alla vedova madre, che armata la mano di carabina, ove fuvvi pericolo accorse, timor non conoscendo si battette da forte, finchè, collocato a difesa dello sbocco della contrada di S. Raffaele, fu da uno de' Tirolesi, appiattato fra le aguglie del Duomo, ucciso con una fucilata in una gamba.
      Intanto scorrevano le ore pomeridiane fra eroici fatti di gente quasi inerme che si scontrava contro agguerrite schiere: e mentre
     
      Lo giorno se n'andava e l'aer brunoToglieva gli animai che sono in terra
      Dalle fatiche loro(15)....
     
      non ristavano i prodi dalle incominciate imprese e non si curavan di riposo; ma d'altra parte le truppe inferocite dalla resistenza e dai disagi, e dall'odio che lo straniero idioma sollevava, non ozieggiavano in brutali atti. Anzi narran le storie contemporanee che sul far della sera una pattuglia di croati scortando prigioniero in castello un giovane milanese, perchè questi protestava di innocenza e s'opponeva conseguentemente alla traduzione e resisteva co' pugni, i soldati lo strangolarono e l'appiccarono ad una lampada. Nè i superiori, conosciuto il fatto, lo riprovarono, ma risero sanguinosamente all'inumano dramma ed eccitaron le truppe a riprodurlo in altri.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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