Aggiungon poi quelle storie che otto detenuti politici che si trovavano degenti nella Rocchetta del castello vennero fucilati per ordine del supremo comandante, e che alcuni cadaveri di quegl'infelici vennero barbaramente gittati nella fossa che trovasi nella terza corte del castello.
Parziali scaramuccie eransi verificate nel vespero di quel giorno; le più sostenute da parte del popolo colle sole armi dei sassi o con qualche fucile da caccia.
Nei Martiri della rivoluzione lombarda(16) rileviamo che una forte compagnia del reggimento fanti Baumgartten, venendo dal ponte di Porta Romana, fu di contro alla chiesa di S. Nazzaro accolta con una tempesta di sassi. I soldati vi risposero colle schioppettate; ed il popolo centuplicò la sua mitraglia. L'ira traboccava da ogni animo, ed ogni soldato che cadeva era accompagnato dal grido di: Viva l'Italia, e da un batter di mani. Gioia invero feroce quella di gioire sulla morte di un uomo, a qualunque nazione appartenga od a qualunque opinione, ma è un necessario effetto di quella terribile concitazione che vien generata in una lotta di sangue. La lotta non fu allora tanto breve: perduti un ufficiale e quattro soldati, il capitano riordinò la compagnia e le comandò di avanzare verso la contrada Larga. Giunta la compagnia nella contrada Velasca, dopo aver lasciati due altri soldati morti all'angolo del teatro Lentasio, essa dovette soggiacere a nuove perdite; imperocchè dalla casa Borgazzi all'angolo di Poslaghetto i fratelli Longhi, con tutti gli amici che si trovavano in casa, apersero un vivo fuoco co' loro fucili da caccia contro la truppa, la quale tenne fermo per quasi mezz'ora, rispondendo alle(17) fucilate con ben nutrite scariche di fila; finchè, decimata, sgominata, si aperse un varco per la contrada di Pantano, ad ogni rumore sostando incerta e paurosa, giungendo finalmente senza molestia sulla piazza di S. Ulderico.
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