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      Pių tardi cosė avveniva a Roma; e fatta ragione della varia grandezza del caso, osserveremo che il popolo sente allo stesso modo la propria dignitā. I pochi Milanesi chiusi in Broletto, come il fiore d'Italia in Roma, si rassegnarono a un fatto; ma non lo suggellarono con ignominiosi accordi.
      Entrava furiosamente la truppa ad occupare i cortili. Erano all'incirca 2000 fra boemi e croati; avevano modi feroci, scaricavano i fucili contro le finestre; menavano colpi all'aria; nelle sale guastavano gli arredi. Gli usci che trovavano chiusi, sfondavano colle scuri dei guastatori. Alcuni percotevano gli inermi; altri strappavano loro di dosso persino le vestimenta. Altri pių feroci, andati sui tetti, e trovati quivi alcuni ragazzi, li precipitarono nella via. Il sangue cittadino si versava da una soldatesca ebra di furore, mentre nessuna resistenza pių si opponeva. Noi, che assistemmo a quella scena spaventosa, non vi possiamo ripensare senza un fremito di dolore e d'ira; cacciati da stanza a stanza, i pių de' nostri s'erano rifugiati nell'appartamento del regio delegato (Bellati); appartamento che venne pure invaso, e sfrenatamente saccheggiato. A raffrenare quelle turbe indisciplinate non valeva la presenza di un maggiore di croati Ottocani, uomo d'indole men bestiale degli altri, e che pure s'ingegnava d'acchetare i pių furiosi. Nč meglio valeva la presenza dello stesso delegato, nč quello di sua moglie circondata dai figliuoletti, uno dei quali, ancora infante, le pendeva dal collo.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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