A ciò conseguire, Torresani ordinò che s'abbruciassero tutte le carte che rivelassero i fatti della polizia, e quelle che potessero compromettere i suoi più fidati funzionarii, facendo nello stesso tempo stendere note false di delatori coi nomi di cittadini influenti, commisti ai nomi de' funzionarii che non godevano ancora la sua fiducia: con tale confusione di nomi di impiegati a cui si notavano fatti falsi, ma odiosi verso la popolazione, con nomi di cittadini ritenuti nella società per patrioti, egli sperava giungere allo intento di toglier fede a' proprii impiegati se passavano nelle file degli insorgenti, e di screditare cittadini onesti e liberali che avrebbero potuto influire potentemente nella insurrezione.
In tal modo otteneva un altro intento; quello di gittare la diffidenza, che dissolve, nelle file de' rivoluzionarii. Questo fatto che ci viene attestato dagli storici contemporanei e dallo stesso Cattaneo nel suo Archivio triennale delle cose d'Italia, pur si riprodusse nel 1859, coprendosi di obblio le opere inique di vecchi impiegati di polizia, i quali, essendo state bruciate le carte che li riguardavano, potevano simulare con sfacciata impudenza d'esser stati liberali; comechè l'Austria promovesse facilmente a stipendio in polizia uomini che fossero liberali! Col lasciar false note invece di onesti cittadini, tentava snervar la forza del partito liberale. Il fuoco però che Torresani appiccò alle(21) carte compromettenti, poco mancò che col suo fumo non soffocasse i poveri carcerati della polizia, i quali a squarciagola gridavano che si aprissero le finestre.
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