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      Torresani aveva poi impartito ordini iniqui che tristamente lo caratterizzavano; fra i quali vi fu quello dato al cavalier Paladini, direttore della Casa di correzione, di scarcerare i 460 detenuti che vi si trovavano e di armarli al meglio qualora si verificasse il caso di tumulti popolari; ritenendo anche con tal fatto di discreditare la rivoluzione per la natura de' suoi elementi, renderla diffidente e sospettosa, ed obbligarla a distrarre le sue cure dal moto politico onde sorvegliare gli uomini iniqui che, confusi nel popolo, non poteva conoscere; convinto Torresani infine che que' condannati approfittando della libertà, delle armi che tenevano, dello appoggio che loro accordava la polizia, dell'ignoranza che ognuno aveva intorno al loro vero essere, si sarebbero abbandonati agli assassinii, alle depredazioni, agli incendii e ad ogni altro delitto.
      Ma il disegno di Torresani mancò di esecuzione in causa di rifiuto da parte del cavalier Paladini di prestarsi all'iniqua determinazione.
      Erasi intanto diffuso fra i difensori delle barricate un canto di guerra di Luigi Carrer, e che noi riproduciamo come documento storico.
     
      1.
     
      Via da noi, Tedesco infido,
      Non più patti non accordi:
      Guerra! Guerra! ogn'altro grido
      È d'infamia e servitù.
      Su que' rei di sangue lordiIl furor si fa virtù.
      Ogni spada divien santaChe nei barbari si pianta;
      È d'Italia indegno figlioChi all'acciar non dà di piglio,
      E un nemico non atterra:
      Guerra! Guerra!
     
      2.
     
      Tentò indarno un crudo bandoRibadirci le catene;
      La catena volta in brando


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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