Gloriosi esempii di amore, di sacrifizii, di coraggio diedero pure le donne.
La marchesa di Lajatico Rinuccini e la sposa di Giorgio Trivulzio con altre signore si consacrarono in modo ammirabile a curare i feriti, senza risparmio di sacrifizii e di disagi. In casa Borromeo molte donne si erano dedicate a liquefar piombo ed a convertirlo in palle. Altre donne, anche dell'aristocrazia, attendevano con amore e con entusiasmo a preparar filacce e bende; altre, più coraggiose, correvan per le vie devastate dalla mitraglia tedesca a portar soccorsi a' bisognosi. Anche le suore di carità consacravano il tempo che sopravvanzava alla cura de' feriti nello fonder palle. Due popolane si distinsero molto. Luigia Battistotti, nativa di Stradella, d'anni 24, ed abitante in Milano alla Vettabia, fu la prima a costrurre barricata nel suo quartiere: strappata ad un soldato la pistola che impugnava, intimò ad altri cinque d'arrendersi e li fece prigionieri: deposta quindi la gonna, e indossati abiti della compagnia dei fucilieri volontarii sotto il comando di Bolognini, impugnò il fucile e furiosamente combattette, e sempre apparve nelle prime file ove maggiore si presentava il pericolo; e per cinque giorni non abbandonò le armi, nè la pugna. - Giuseppina Lazzaroni, giovanetta delicata, si sottrasse ai parenti mentre più ardeva la pugna, impugnò un fucile e, accompagnata dal fratello Giovan Battista, portossi a Porta Comasina, ove il nemico, numeroso e ben provveduto di artiglieria, manteneva ardente fuoco di fucileria e dei grossi pezzi; là ella affrontò le palle e la mitraglia nemica ed operò prodigiosi fatti di valore.
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