A porta Vercellina (ch'era quella che oggi chiamasi porta Magenta) pur vi si combatteva. Nella contrada di S. Vicenzino, e precisamente ov'essa forma angolo coi Cavenaghi, venne costrutta una barricata; e l'opera costò molte fatiche e molto sudore, per la ragione che dal Castello i soldati tiravano fucilate continuamente. Nella costruzione vi si adoperarono cestoni di vimini, i quali venivan man mano riempiuti di ciottoli e sostenuti colle lastre di granito dalla strada, che si erano levate appositivamente.
Il davanti venne foderato con terra e con sacchi ripieni di cascami di bozzoli. Per ultima operazione fu legata insieme con grosse catene di ferro. Verso le ore tre pomeridiane i Tedeschi appostarono contro la barricata due cannoni e vi diedero fuoco: ciò non intimorì i difensori della barricata, che al grido di W. L'ITALIA! W. PIO IX sostennero intrepidi l'urto, ed obbligarono il nemico a ritirarsi. Non aveva però egli dismesso il pensiero di ritentarne l'assalto: infatti verso le ore sei pom. egli vi ritornò e ritentò l'assalto battendo prima in breccia coll'artigliera; rimanendovi però frustraneamente sino alle ore 7 e mezzo. Numerati i colpi mandati a questa barricata, si rilevò che dovettero essere 84. - A S. Vittore, verso le ore 2 pom., in una casa del Borgo delle Oche cinque cittadini appiattativi essendo stati scoperti da una pattuglia, furon percossi coi fucili, poscia mutilati, e infine barbaramente trucidati.
Il console di Francia nel conoscere gli atti barbari commessi dai soldati tedeschi, e comprendendo quanti danni avrebbe arrecati ai suoi connazionali un generale bombardamento, del resto parzialmente incominciato, stese la seguente protesta che verso le ore tre e mezzo del 19 marzo spediva a tutti gli altri consoli esteri residenti in Milano, da dirigersi a Radetzky, e che ottenne le adesioni che riscontriamo dalle firme appostevi.
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