Primo compito del Consiglio fu di collegare tra loro gli sforzi tutti della città ad un concetto unico, armonico, concorrente ad un piano generale. Costituito così quel Consiglio, esso si consacrò immediatamente al lavoro con infaticabile zelo.
Passiamo al campo di battaglia.
All'alba la confusione regnava nel palazzo reale: il presidio che vi si trovava, e con esso molte famiglie, dietro avviso di Radetzky si disposero ad effettuare una ritirata in Castello, preceduti dal generale Ratt. Il popolo diede addosso alla truppa che si ritirava, e, veduto che un corpo di guardie di polizia era penetrato nel palazzo abbandonato dalla truppa, irruppe egli pure nel palazzo. Le guardie, spaventate dalla furente invasione, si nascosero in una cantina. Il popolo si diede a frugare per ogni banda, per ogni sala, cercando in esse delle armi; ma non vi trovarono che venti alabarde dei trabanti. Le guardie vedendo che a momenti poteva scoprirsi il lor nascondiglio e riuscire impossibile qualunque difesa, dietro suggerimento del parroco e del tesoriere di Corte salirono dalla cantina e deposero le armi.
Nelle infermerie del palazzo eranvi molti feriti abbandonati dalla truppa nella lor disordinata ritirata: essi temettero per un istante di lor vita e si nascosero sotto i letti; ma il popolo, fiero nella pugna quanto generoso nella vittoria, li assicurò che niun male sarebbe stato a lor recato, ed anzi li fece scortare all'ospedale, preceduti da un vessillo coll'iscrizione: Rispetto ai feriti.
Nulla fu toccato nel palazzo: nulla asportato, fuorchè sei cavalli condotti via nel trambusto e restituiti poi pochi giorni dopo.
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