Penetrati i cittadini nell'abitazione di Torresani, in un gabinetto vi trovarono una giovane signora, vestita di seta nera, stringendosi al seno una bambina, con a lato una cameriera; entrambe pallide, tremanti. Esse stavan ginocchioni allo irrompere della folla, e la signora emise uno straziante grido all'apparir del primo popolano, credendosi vicina ad esser sacrificata al furor della plebe. Era dessa la giovine contessa Giovio, vedova di un figlio di Torresani. Ma il primo entrato rassicurò quella donna che niun male le si sarebbe recato, e che il popolo combatteva accanitamente i suoi nemici armati, ma rispettava gl'inermi e non recava onta alle donne. Caddero poscia in mano del popolo la moglie stessa di Torresani ed una concubina di Radetzky; ma tutte altrove tradotte, furono amorevolmente trattate e rispettate.
Fiutavasi ansiosamente da ognuno il nascondiglio del Bolza: scorsero alcune ore prima di scoprirne traccia alcuna; ma finalmente fu scoperto nascosto nel fieno sulla soffitta, in un ripostiglio vicino alla sua dimora. Vi fu trovato pallido, contraffatto, coi capelli irti, supplicante pietà e misericordia. Perquisito sulla persona, non gli si rinvennero armi nè scritti, ma le tasche piene di pane e di formaggio; provvista che aveva fatta per que' momenti difettosi di alimenti.
Galimberti fu ricercato anche nella sua abitazione in contrada dei Due Muri (ora non più esistente). Ma le porte eran barrate per di dentro fortemente: un facchino procurò allora una leva a ruota dallo spedizioniere Pezzoni, la quale, appoggiata in direzione inclinata verso la porta, con forza girato il manubrio, potette abbatterla.
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