Vogliate dunque rappresentare a sua Eccellenza, da una parte i sentimenti della municipalità, e dall'altra quelli dei combattenti, affinchè possa prendere in conseguenza le sue risoluzioni. Grave fu l'impressione prodotta da quelle parole sugli astanti, ben comprendendosi che Casati in tal modo pareva separare la sua causa da quella della città. "Tale dichiarazione, nota uno storico, con la quale Casati separava la sua causa personale da quella dei sollevati, avrebbe posta in pericolo la sua vita, se Cattaneo non l'avesse fatta ignorare al popolo(36)".
Il maggiore fu allora congedato, ed aspettò in corte che gli si bendassero gli occhi per esser ricondotto fuori delle fortificazioni cittadine; ma non gli si volle porre alcuna benda. Visibilmente commosso dal modo con cui era stato trattato, il maggiore, stringendo la mano ad uno dei cittadini che lo aveva accompagnato, sclamò col suo straniero accento: Addio, brava e valorosa gente!
Altri tentativi d'armistizio vennero fatti anche al Genio, al Comando militare ed al Ponte Vetro; ma non approdarono ad alcuna conclusione, inquantochè il popolo pretendeva che i soldati deponessero le armi.
Il 20 fu giornata di combattimenti; e noi li riepilogheremo in brevi cenni.
A porta Romana alcuni Croati, che si trovavano nella polveriera di S. Apollinare, essendo stati posti in fuga da un drappello di cittadini, riuscirono sul far della notte a fuggirsi nelle ortaglie di Quadronno. Ma inseguiti pur là, il popolo arrestossi alla casa di un ortolano, dalla quale uscivano grida strazianti e invocazioni di pietà: entrativi i cittadini, vi arrestarono cinque Croati, e vi rinvennero orribilmente mutilati una donna e tre suoi adolescenti figli.
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