A porta Tosa il numero dei combattenti aumentò, e vi compirono atti di grande valore e gravi sacrifizii; rimanendo intrepidi in faccia all'artiglieria che continuamente vomitava palle enormi e mitraglia, stringendo il nemico da tutti i lati, facendo avanzare le barricate mobili. Fuori della porta i contadini fecero altrettanto, tagliando le strade e molestando la truppa. Si combatteva nell'interno lungo il corso, pel borgo di Monforte, nelle ortaglie e nelle contrade circostanti al Conservatorio. I Croati e la cavalleria percorrevano e facevano fuoco dai bastioni, stretti anche là da vivo fuoco di fucileria degli insorti. Due volte il nemico cercò di rinforzare la porta con due altri cannoni che tentava condurre da porta Orientale, ma due volte fu respinto dal continuato fuoco del valoroso cittadino Vernay. L'ingegnere Cardani col conte Archinto figlio, coi fratelli Modorati e con altri perseguitò e danneggiò fortemente la truppa. Finalmente Vernay secondato da una mano di intrepidi popolani tentò l'assalto alla porta Tosa.
A porta Nuova si aumentarono le fortificazioni rivoluzionarie; specialmente in capo alla contrada di S. Giuseppe verso Brera, ove alle ore 8 ant. fu costrutta una barricata per impedir la ritirata alla guardia del Genio e precludere al presidio del Comando militare ogni via di soccorrerla. In seguito i tiratori milanesi, fra le acclamazioni dei cittadini che dalle finestre eccitavanli a combattere, avanzaronsi intrepidi verso il palazzo del comando militare, presidiato da una compagnia di granatieri ungheresi e da un'altra del reggimento Reisinger; e, continuando un vivo fuoco, tentarono l'assalto del palazzo.
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