E tanto disse e tanto fece, che quegli uomini, che pur sentivano amor di patria, deposero le armi che già stringevano e rientrarono nella prigione. A questo fatto vi concorse poi anche la presenza di coraggiosi cittadini che accorsero ad assecondare l'opera e gli sforzi del Curti.
Il Genio militare era uno dei pochi luoghi ancora occupati dalla truppa, ove vi si distinsero fra i molti il Sottocorno, l'ingegnere Suzzara ed Augusto Anfossi, di cui abbiam già parlato a pagina 76. Francesco Pagnoni, che erasi adoperato fino del primo giorno (18) come lettore di tutti i proclami che circolavano per la città e nel persuadere le mogli e le madri a lasciare che i loro mariti e figli prendessero parte all'insurrezione, con coraggio e con gravi sacrifizii prestossi nei combattimenti di contrada di Brera e del Monte di Pietà a tenere indietro i soldati austriaci che tentavano di oltrepassare le barricate per portarsi al Genio onde salvare il presidio che in quel palazzo stava rinchiuso. Ma per quanto impetuosi fossero gli assalti dei soldati pure ogni lor tentativo veniva paralizzato e reso frustaneo da una pioggia di tegole e di sassi che cadevano da ogni punto del tetto della casa Passalacqua. I Tedeschi vedendo tornar vani i loro sforzi, ripiegarono al Comando Generale e saliti sul tetto di quel palazzo diressero quantità di colpi di spingarda sugl'insorti, senza che alcun di loro però ne rimanesse ferito. Mezz'ora dopo ritornarono all'assalto delle barricate: ma i difensori di esse, riparati sui fienili, con una ben nudrita pioggia di tegole, e di ogni sorta di macerie di cui erano ben provvisti, di nuovo li fecero retrocedere.
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