IL 22 MARZO
Nella notte del 21 al 22 marzo il popolo stette vegliando, geloso di quanto aveva sino a quel giorno guadagnato, diffidente e pauroso di qualche insidia da parte de' nemici. Da una barricata all'altra facevasi di ora in ora, spesso di mezz'ora in mezz'ora, circolare il grido di: All'erta! - grido che da una barricata all'altra faceva il giro delle(39) barricate tutte di Milano, e terminava al punto centrale da cui era partito primamente.
E quel grido monotono, acuto, che faceva il giro di tutta una vasta città, scendeva come freddo marmo nei cuor de' Tedeschi ad aggellare gli spiriti!...
A quel grido rispondeva il rombo frequente di cannone che facevasi sentire a porta Tosa, a porta Comasina, a S. Celso e in altri punti importanti dei bastioni, perchè volevasi in quella notte serrare il Tedesco fra due fuochi e dar l'assalto ad una delle porte: disegno accortissimo, ma che cadde per mancanza di accordi nelle mosse; imperocchè in quell'organizzazione improvvisata della milizia insorgente, la quale non aveva avuto tempo di intendersi con precisione sui modi di azione, divisa com'era dalle barricate che facevano ritardare di molto le trasmissioni degli ordini del Consiglio di guerra per la difficoltà delle comunicazioni, e infine la mancanza di una disciplina che non si può improvvisare, provocava sui diversi punti diversità di ordini, di provvedimenti, di mosse. Chi gridava da un punto: Colle armi a porta Tosa! e dirigeva colà i combattenti: chi gridava: Si apre la porta Romana! e faceva colà convergere una parte di popolo armato.
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