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      I poveri nostri arrestati nel Broletto, che sommavano a trenta, fra i quali il fiore della cittadinanza, eran stati nei giorni precedenti rinchiusi in una prigione oscura, bassa, senza letti da riposare, nutriti di pane nero ed acqua, confusi coi ribaldi; quindi eran stati legati a due a due, col prete alla testa, e condotti in cortile per esser fucilati: undici vennero passati infatti per le armi; diecianove condotti in ostaggio; i rimanenti delle varie parti della città furon liberati dal popolo; ma, sfiniti dalla fame e dai patimenti, dovettero riparare alle lor case, accompagnati dal popolo che gioiva nel rivederli.
      Così Milano fu libera!
      Una notizia manca ancora a somministrarsi da noi.
      Come si era provveduto in que' giorni pelle somministrazioni di viveri ne' luoghi in cui la vicinanza del nemico o l'infuriar della lotta rendeva difficile, se non impossibile ogni communicazione co' negozii di commestibili? E come si era provveduto pe' squallidi rioni della città, nei quali la miseria doveva far languire di fame quantità di famiglie povere?
      In contrada del Monte Napoleone, nella casa della celebre cantante Pasta, situata di contro alla casa Vidiserti, era stabilito un ufficio(47) annonario, il quale provvedeva i viveri per la città, mandando commessi a requisire pane da tutti i fornai, dietro pagamento a pronti contanti. Requisito il pane, lo si faceva trasportare nei quartieri in cui sentivasi maggiore il bisogno.
      A dirigente di quell'ufficio eravi il signor Pio Ottolini de Campi, coadjuvato da' diversi commessi.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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