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      Quella fu l'arma da taglio di cui si munì a difesa dell'ufficiale delle sussistenze allorchè si recava per le requisizioni e per le somministrazioni.
      Ma con eroici sforzi di tutti i cittadini, con unanime proposito di combattere e vincere o morire per la libertà, Milano vinse perchè: Fortes fortunam adjuvare aiebant(49):
     
      .... Amica sempreFortuna è degli audaci(50)
     
      E l'agguerrito Tedesco, forte per numero, per armi, per munizioni, per arte di guerra e per disciplina, rimase sconfitto da un pugno d'uomini inermi, disusi all'armi, tentati spesso nel bollor della pugna dall'immagine della moglie e dei figli che avevano. E il Tedesco lasciò Milano davanti un pugno d'uomini ch'erano però eroi!... Lasciò Milano, ma abbandonandovi quattro mila morti in quei cinque giorni! Di quattrocento cannonieri ne erano sopravvissuti cinque: erasi dovuto affidar l'artiglieria ai Tirolesi perchè mancavan gli artiglieri!
      Una dolorosa notizia però ebbe a conturbare ben presto la gioja de' Milanesi: fu l'assassinio di uno degli ostaggi: del conte Carlo Porro!
      Ecco come troviam narrato in un manoscritto che fu riprodotto nell'Archivio triennale delle cose d'Italia, serie I, Vol. II, pag. 431. Parlandosi ivi dei 19 prigioni che i Tedeschi trassero seco in ostaggio allorchè abbandonarono Milano, vi si narra quanto segue:
      Questi ostaggi prima della partenza rimanevano per quattro ore circa nei cortili accerchiati, da guardie di polizia, ed ammanettati. Fra essi v'era il delegato, ma tenuto in disparte, ed al punto della partenza fatto salire in una carrozza.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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