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      Gli altri 18 marciavano a piedi in mezzo ai soldati. Quattordici ore mettevano gli Austriaci per giungere a Marignano, tanto erano gli ingombri che trovavano sulla loro via! Il popolo cercando ogni modo di render pił difficile la fuga, aveva impediti i bastioni e la strada di circonvallazione con fossi e tagli e piante. Presso Marignano dovettero starsene tre o quattro ore per un taglio profondo di strada riempito d'acqua; i zappatori riparavano alla meglio, ed erano in continua faccenda. Durante la marcia moltissimi soldati cadevano rifiniti; quelli che potevano reggersi sulle gambe andavano a saccheggiare e bruciare le case lungo la strada; erano furibondi per sete e per fame. Prima d'entrare, salutarono il paese alla loro maniera, tirandogli contro buon numero di cannonate; entrati, lo ponevano a fuoco ed a sacco. Quei poveri paesani fuggivano a rotta per la campagna, abbandonando quasi affatto il borgo, che pareva un solo e vasto incendio. I prigionieri, tra nuovi insulti di un officiale di polizia, vennero ivi rinchiusi in una casa. Secondo il vecchio stile austriaco si poneva tra loro una spia a udire i loro discorsi. Ma la sera, non sappiamo per qual ragione, erano tolti di lą, e mandati in una sala terrena nella casa del mastro di posta. Fu in quella sala che consumavasi un fatto lagrimoso, col quale noi compiremo la nostra narrazione.
      Fra i 19 ostaggi era Carlo Porro, figlio del conte Gian Pietro Porro, antico podestą di Como, consigliere intimo di S. M., presidente della congregazione centrale(51). Ancorchč il padre fosse stretto agli Austriaci, il figlio non lo simigliava punto; un altro figlio (Alessandro) faceva parte del Governo Provvisorio.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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