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      Era Carlo Porro di animo gentile, ma decoroso e risoluto nei modi, sviscerato amatore della patria; svegliato d'ingegno s'era dato alle scienze naturali con tal profitto da farsi nominare, sebbene giovine ancora, con rispetto dagli stranieri. Non era ignoto il suo nome come naturalista in Francia e in Germania. Anche in mezzo agli studii aveva sempre intento l'animo alle cose d'Italia. Prima dell'insurrezione molte cose operò, che è bene che rimangano ancora, per prudenza ignorate. Intrepido senza vanti, alto e bello della persona, era amato così da' suoi, come dai cittadini. laonde è cosa naturale che i satelliti di Radetzky lo trascegliessero fra gli ostaggi che(52) trassero seco.
      Ma un orrendo fatto lo toglieva di vita. In quella terribil notte cadeva in mezzo ai compagni(53), ferito da occulta mano nel petto, e, dopo trentaquattro ore d'agonia, spirava. Come ei morisse e perchè, se per caso o per meditata vendetta, non è il luogo qui di pronunciare. Diremo solo, che il colpo di fuoco, che gli fu scaricato addosso, scoppiava non al di fuori, ma nella camera stessa ove egli trovavasi inoffensivo e dalle manette legato col dottor Peluso, che seco trascinò a terra cadendo, proprio quando il commissario De-Betta, entrato a parlare co' prigionieri, ne usciva, e trovavasi dirimpetto al nostro povero amico,
      - nella direzione del Commissario verso il Porro:
      - quando la lucerna, non so per quale bisogno, essendo posta per terra, e quindi la camera trovandosi avvolta nel bujo, poteva lasciar agio all'omicida di ferir senza essere ravvisato:


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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