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      - per colpo di pistola; ove il colpo fosse stato di fucile, era impossibile che qualcuno non si fosse avveduto del fatto perchè un fucile spianato, in mezzo a 18 prigionieri, non poteva certo restare inosservato:
      - impossibile che, alla presenza d'un commissario, altri tirasse dentro ai prigionieri. Impossibile, se fosse stata opera del caso, il non conoscere il modo onde avveniva:
      - l'interesse stesso che il De-Betta poneva grandissimo a che il colpo fosse dichiarato fortuito, aggrava sopra di lui i sospetti d'altra parte confermati.
      Gli altri prigionieri intimoriti dalle minaccie, e costretti a sottoscrivere una dichiarazione che il De-Betta pose loro dinanzi, tornati si mostrarono ben altro che persuasi di ciò che la paura, e quel trovarsi in mano degli Austriaci, aveva fatto loro affermare. E con due di essi non valsero minaccie nè persuasioni; e, forti della loro coscienza, bastò loro l'animo di rifiutarsi a quella sottoscrizione.
      Confermano pure quel sospetto le parole di Porro, che, ancorchè moribondo, raffigurando il De-Betta, esclamò:
      Ah! signor commissario, in questi momenti l'ho proprio riconosciuto"; e con accento tra l'ironico ed il rassegnato, proseguiva: "era giusto"; alludendo forse a una vecchia ruggine, che, per quanto seppimo poi, il De-Betta covava contro di lui.
      È istoria codesta di cui lasciamo ad altri il giudicio. Portiamo fede tuttavia che i casi futuri d'Italia chiariranno un giorno questo fatto e ne additeranno meno oscuramente l'autore.
      Appena partita la truppa, il Governo Provvisorio diede opera ad assodarsi ed a provvedere allo sviluppo di tutte le dipendenti amministrazioni.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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