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      Così riconobbe che rimanea come applicato un corpo qualunque eziandio posto a contatto con un Coibente fatto elettrico; che non sì tosto s’estinguea l’elettricità di questo, ma che bensì andava menomandosi con assai lentore e dopo lunga pezza; che si rendea contraria l’elettricità del suddetto corpo situato in contatto. Osservò ben anco l’adesione di questi due corpi allorchè si trovavano uniti, per cui separar non si poteano tra loro senza alcuna benchè picciola difficoltà, lo che, come diè conto a Beccaria con lettera, in cui si riscontrano i germi delle di lui Teorie e scoperte posteriori 9, indicava sicuramente l’esistenza delle due elettricità contrarie. Avvertito adunque da questi fatti da esso con occhio sagace osservati stimò meglio e con tutta ragione di nomarla non più Vindice ma bensì Elettricità Permanente o Indeficiente.
      Nè quì fermossi, come abbiamo accennato, il celebre nostro Fisico, ma ravvolgendo nella di lui mente tutte le conseguenze che dedur si poteano dall’esperimento del soprallodato Cigna si condusse all’invenzione di quel mirabile strumento così detto da lui Elettroforo perpetuo ossia Macchina elettrica portatile e sempre attiva. Inventato che ebbe l’Elettroforo comechè dotato d’inesprimibile avvedutezza s’approfittò dell’aumento di capacità che discernea poter ricever lo Scudo del medesimo, detto dipoi Piatto collettore, ponendolo a contatto non più con un perfetto Coibente, ma bensì con un semicoibente; ed ecco che tosto tra le di lui mani ne nacque il Condensatore.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte prima
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 227

   





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