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      E per addurne una, od altra prova: se altrimenti andasse la bisogna, a grado cioè del Padre Beccaria, non dovrebbe l’ordinaria armatura di foglie metalliche dispiegare, e in se stessa, e nella faccia della lastra che lascia nuda, elettricità maggiore, che non quando fa l’ufficio d’armatura il mio scudo? tanto maggiore, io dico, quanto le strisce di luce ch’eccita quella nell’atto del divellerla sono più copiose delle strisce ch’eccita codesto scudo? Ma appunto succede il contrario: e a questo singolarmente è dovuta la prestante eccellenza del mio scudo sopra le solite armature, dall’aprir esso lo sfogo a minor luce, che è quanto dire a minor dissipamento.
      Diciam più: se la luce che compare trallo disgiungimento fosse quella dell’elettricità, che la faccia snudata rivendica a se, o vogliam dire ripete dall’armatura, giusta il sentimento dell’avversario, non so vedere perchè non dovesse provocarne molto di più di questa luce quando s’alza l’armatura, senza tenerla isolata, che non quando s’alza isolata; giacchè nel primo caso ne è la capacità senza limiti. Eppure punto, o poco di luce appare alzando lo scudo non isolato, nello stato cioè che potrebbe più fornirne; e grandi strisce ne spicciano alzandolo isolato. Dunque non è la faccia snudata che muova questa luce, perchè cerchi ricuperare la sua antica elettricità a spese diremmo dell’armatura; nè questa obbedisce altrimenti alle sollecitazioni di quella; ma a se stessa obbedisce, cioè a quella forza di dissipare quel soverchio di elettricità propria, di cui è insofferente, e che perciò scappa massimamente dagli angoli.


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Collezione dell'opere del cavaliere conte Alessandro Volta patrizio comasco
Tomo Primo - parte prima
di Alessandro Volta
Editore Romei Firenze
1858 pagine 227

   





Padre Beccaria