Parallelamente dunque a questa originaria virtù il primo affetta sì fortemente l’elettricità in meno, che non consente di elettrizzarsi in più nemmeno dalla carta dorata, od altre foglie metalliche: solamente coll’amalgama di mercurio ve lo costringo. Il secondo, o per dir meglio l’ultimo in ordine alla virtù, è passato a mutar affatto indole, e non che elettrizzarsi in più per l’affritto di corpi metallici, lo stesso fa con qualsivoglia corpo. I mezzani finalmente danno alla mano, carta nuda, panno, cuojo ec., e ricevono dalla carta dorata, foglie di stagno ec. L’induzione dunque, e l’analisi vengono in conferma di quel mio sospetto circa il decadimento della virtù, cagione del rovesciarsi l’indole nei corpi resinosi.
Ma credete voi che di queste osservazioni possa contentarmi? L’induzione è ancor troppo poco estesa: d’altra parte io la vorrei confermata colla sintesi; e voglio dire che niente ho per istabilito finchè non giunga a comporre a mia posta de’ mastici che abbian l’un’indole, e di que’ che abbiano l’altra, col solo mezzo di differenziarne la qualità, ossia virtù. Dirovvi per ora che mi ci sono provato, e in qualche parte con esito. Ho preso lo spediente per deteriorare la qualità del mastice, di meschiarvi del carbone messo in polvere. Il carbone, come si sa, è un corpo conduttore poco meno che i metalli: per questo lo scelsi, e dirollo pure, per veder d’accostarmi all’alterazione che dovette ricevere quel mio mastice, che fu in preda qualche tempo alle fiamme. Il resultato fu che una certa dose di carbone meschiata all’altro mio mastice d’ottima condizione lo deteriorò d’assai, e lo ridusse difatti a ricevere dalle foglie metalliche a cui prima dava.
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