Non potei però giammai ottenere che ricevesse dalla mano, carta nuda, panno ec., e in somma che mutasse affatto indole come il mastice mezzo bruciato. Provai dunque ad appiccarvi la fiamma, e lasciarlo in buona parte consumare; ma nemmeno con questo mi riuscì. Accrebbi la dose del carbone; ma allora non si elettrizzò più nè per eccesso, nè per difetto. I tentativi fatti adunque non finiscono di appagarmi: non depongono però contro la concepita idea. Anzi mi resta ancor luogo a credere che il mastice alterato a segno di non vestir più sensibile elettricità per lo stropicciamento, abbia di poco oltrepassato il segno che cercava: può anche non averlo oltrepassato, ed essersi elettrizzato realmente in più, ma così debolmente che non ne abbia avuti segni sensibili: i quali segni sono forse sensibili soltanto nel grande apparato per esser tanta la superficie stropicciata.
LETTERAAl Sig. Giuseppe Klinkosch.
R. Consigliere, Pubblico e Primario Professore di Anatomia nell’Università di Praga, e Membro della Reale Società delle Scienze di Gottinga.
Maggio 1776.
Ho ricevuto alcune settimane sono sotto coperta a me diretta, e marcata dell’officio di Praga uno scritto tedesco, che tratta in parte del mio Elettroforo perpetuo. Siccome ho fermo nell’opinione, essere l’autor medesimo, che abbia voluto obbligarmi coll’inviare a me questa operetta; così mi credo permesso di trasmettergli io pure alcuni fogli italiani da me pubblicati l’anno scorso in un’Opera periodica concernenti il medesimo Elettroforo.
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Sig Klinkosch Consigliere Pubblico Primario Professore Anatomia Università Praga Membro Reale Società Scienze Gottinga Praga Elettroforo Opera Elettroforo
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