Che se poi alcuni, come voi dite, mi hanno gratuitamente attribuito un merito, e una lode, che per nulla ragione mi si devono, e contro cui io protesto, a chi dovrassene far carico? a me non già. D’uopo è però convenire, che molte persone dovettero formare appunto quel giudizio, che ne formarono, attesochè le sperienze dell’Elettricità Vindice lungi ben erano dall’essere famigliari: infatti il numero di coloro, che aveanle viste non è già grande, e assai più scarso si troverà di chi le avesse da se stesso eseguite compitamente sopra le consuete lastre di vetro; non essendo il riuscir di questa maniera sì agevole, bensì frutto di somma diligenza, e destrezza, concesso soltanto alla mano de’ più esperimentati. Ora tostochè comparve il mio apparato, i di lui effetti tanto più grandi, e sorprendenti, quanto facili ad ottenersi, dovettero colpire, e fermar gli occhi di tutti: il nome imponente di Elettroforo Perpetuo concorse pur anche a far crescere quella specie di stordimento; infine l’amore del nuovo, e del maraviglioso indusse a credere, che tutto lo fosse, di sorte che accoppiando all’invenzione del nome, e dell’apparato quella puranco del genere di elettricità, venne così indistintamente attribuita ogni cosa al medesimo autore.
Giusto è bene, che per rivendicare il merito a chi è dovuto, io venga spogliato di quello che mal mi conviene; ed io con pieno animo acconsento a questo, e mi fo sollecito ancora di contribuirvi. Guardimi per tanto il Cielo, ch’io muova lamento contro di voi, Signore, perchè impreso abbiate di farlo; debbo e voglio anzi sapervene grado: solo mi credo permesso di porvi sott’occhio che non si son fatte da voi le parti in tutto giuste, perciocchè attribuito avete al Padre Beccaria ben più di quello, che non gli si compete, ponendo l’Elettricità Vindice in vista di scoperta tutta sua.
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